“L’ESIGENZA DI UN INCONTRO. ATUTTOTONDODANZA PROSEGUE CON CRASHING_PRIMO TEST” di Tommaso Testolin

L’intreccio tra Storia Maiuscola e storia minuscola, esperienza collettiva e individuale, si dà molto spesso a livello percettivo nella dimensione dell’incontro. E’ il caso della terza residenza artistica del progetto ATUTTOTONDODANZA, che vede come capofila e Direttrice Artistica Gabriella Furlan Malvezzi con la collaborazione di Padova Danza, La Sfera Danza, Echidna Associazione Culturale e il contributo e sostegno del Comune di Vigonza. La scorsa settimana ha visto come ospite il collettivo “Manca qualche martedì”, formato da Giulia Bean, Anna Altobello, Giovanna Rovedo e Michela Silvestrin. Le quattro artiste, seppure due di loro avessero già collaborato, si sono incontrate grazie all’emergenza COVID-19, durante la quale, per far fronte alle numerose mancanze che tutti ci siamo trovati a vivere, hanno deciso di intraprendere e di portare avanti un processo di condivisione corporea.

Il titolo del loro lavoro, CRASHING_PRIMO TEST, fa fortemente riferimento allo spazio di una prova. Una prova che riguarda loro, per la prima volta riunite di fronte ad una platea per una restituzione scenica, ma anche il pubblico e tutte le persone che nei giorni scorsi hanno interagito con loro. Il loro punto di partenza ci pone infatti di fonte ad una domanda pungente: come esplorare il massimo? Che cosa significa portare un’azione al massimo? Verrebbe subito naturale pensare alla velocità, e infatti lo sviluppo del lavoro, a partire dal titolo appunto, si è molto basato sui crash test per automobili, esempi che ben si prestano ad una analisi del movimento che si voglia massimale. Le artiste tuttavia, per lo sharing finale di sabato 10 luglio presso il Teatro Quirino de Giorgio, hanno deciso di spostare completamente il centro del loro focus, concentrandosi sulla dilatazione e sullo sviluppo di gestualità estremamente lente. Se l’inizio è rappresentato da un silenzio circolare in loop, l’articolazione dei corpi in scena prosegue poi con cadute, rotolamenti e bounce musicati.

Un vero e proprio test di collaudo, dunque, la cui fine lascia semplicemente il vuoto in scena, solo una luce verde puntata verso il centro. Lo spazio chiede dunque in qualche modo di essere occupato, e a questo punto può farlo solo il pubblico con le sue domande. A partire dall’evidenza che il mio massimo non è il massimo degli altri è possibile raggiungere una temporalità comune? Arrivando da una riflessione su un tempo statico come quello del lockdown, le quattro artiste sembrano voler portare in scena prima di tutto l’esigenza di un incontro, forse allora non del tutto casuale e fortuito.

Tommaso Testolin

 

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Foto di Mario Sguotti (Mercato KM0, 10.07.21)

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Foto di Mario Sguotti – Restituzione scenica 10.07.2021