“CADUTA DI SINCRONI. LA SINOPIA PREPARATORIA DI MARCO PERGALLINI E MARIA STELLA PITARRESI” di Tommaso Testolin
I lavori ancora abbozzati ma sufficientemente definiti, si sa, portano con loro il fascino dell’incompiuto. E proprio uscendo dalla logica del prodotto finito, strettamente legata a sua volta al principio della prestazione, il corpo arriva talvolta ad abitare un tempo senza fatica in cui possa emergere appieno la sua presenza politica.
E’ questa l’idea che sta alla base di un percorso creativo di residenza e che ATUTTOTONDODANZA ha rivendicato come propria. Il progetto vede la Direzione Artistica di Gabriella Furlan Malvezzi e si svolge con la collaborazione di varie realtà del territorio tra cui Padova Danza capofila, l’associazione La Sfera Danza, Echidna Associazione Culturale e con il contributo e sostegno del Comune di Vigonza. La seconda settimana ha visto ospiti Marco Pergallini e Maria Stella Pitarresi, provenienti da Twain_Centro di Produzione Danza di Tuscania, dove ad ottobre debutterà il loro primo lavoro condiviso, Sinopia. Coadiuvati ancora una volta dai tutor Stefano Tomassini, Nicoletta Cabassi e Giacomo Casadei, i due artisti hanno presentato la restituzione finale del loro processo creativo sabato 26 giugno al Teatro Quirino de Giorgio di Vigonza.
L’idea drammaturgica che li unisce è impegnativa, promettente e si rifà al celebre affresco Cacciata dei progenitori dall’Eden di Masaccio: sto parlando della caduta, del sentimento esplorato da dei corpi che si ritrovano traslati in uno spazio ostile e profano. La questione da affrontare è quindi quella della “prima volta”, dell’avvio di un flusso tutto terreno che li possa attraversare. E infatti, dopo l’iniziale caduta a terra, l’unisono del duo sembra cominciare già rotto, senza prese e contatti, per poi lentamente svilupparsi attraverso vari tentativi di esplorazione sospesi tra l’alto e il basso. A partire da una forza di gravità che costringe i due esseri umani (ben oltre il cliché della coppia religiosa uomo/donna) ad accasciarsi l’uno sull’altra, arrivano infine dei virtuosismi verticali che non possono però che riprecipitare verso il pavimento.
Dopo tempi e spazi perduti e ritrovati, la fine si dà in un contatto facciale ripetuto, dove sembra emergere una intesa frontale di sguardi. Un loop decentrato che lascia infine spazio ad un silenzio che si mantiene dinamico, spezzato a sua volta dagli applausi del pubblico in sala.
Tommaso Testolin